Miracco lascia la cultura: giunta Cosolini di nuovo zoppa

Cercasi assessore alla Cultura disperatamente. Triestino stavolta. ll Comune di Trieste è costretto a tornare sul mercato a Ferragosto. Franco Miracco, l’attuale assessore alla Cultura, non si è ancora dimesso. Il suo addio, annunciato da tempo per motivi di salute, arriverà nella seconda metà del mese. «Siamo d’accordo - spiega il sindaco Roberto Cosolini .-. Dopo Ferragosto formalizzerà le sue dimissioni. Gli ho chiesto io di rimanere per le inaugurazioni del museo De Henriquez, di Salotto Vienna e per l’avvio del programma di TriestEstate. Mi sembrano giusto visto che erano in parte iniziative sue». Il congedo, insomma, è stato concordato. «È un peccato che debba mollare proprio ora, quando si cominciava a vedere il frutto del suo lavoro. Il 2014 sta segnando degli importanti risultati per la cultura con le aperture internazionali di Trieste», aggiunge il sindaco che difende il lavoro svolto dall’assessore arrivato dal Veneto con un curriculum non proprio di centrosinistra: 12 anni passati al fianco del politico di Forza Italia Giancarlo Galan (attualmente in carcere per le tangenti collegate al Mose di Venezia). Miracco diventa assessore alla Cultura il 24 marzo 2013 dopo aver affiancato per un anno da consulente (36mila euro il compenso) il sindaco che si era tenuto stretto l’interim della Cultura dopo l’addio inspiegabile del compianto Andrea Mariani. L’ex portavoce di Galan siede anche nel consiglio di amministrazione nel Teatro Verdi (nomina ministeriale) dove resterà fino a dicembre quando l’organismo decadrà (così prevede il decreto Bray).

«Miracco è stato penalizzato dal fatto che ha dovuto, per questioni di salute, limitare le sue presenze a Trieste. Ma è riuscito a dare un contributo di qualità: lo sguardo lucido di chi guarda dall’esterno il mondo della cultura triestina», aggiunge il sindaco. Restano anche molte incompiute come quella riforma dei musei triestini («da rivoltare come un calzino e ripensare dalla fondamenta») annunciata in un incontro della commissione e rimasta sulla carta. O il museo della città a Palazzo Carciotti: una fantasia per ora. Non pervenute l’opera promessa di Jannis Kounellis per il de Henriquez («Non ne so nulla. Non ho mai parlato con l’artista», ammette il sindaco) e la mostra strannunciata di Ugo Guarino protagonista di un incontro a febbraio al Revoltella («La faremo in autunno» ripromette Cosolini, ovvero prima del pensionamento della direttrice Maria Masau Dan).
«La scelta di Miracco è servita a svecchiare Trieste. Franco, a dire il vero, avrebbe mollato anche prima. È una persona seria. Gli ho chiesto io di rimanere qualche mese in più», dice il sindaco che però si avvale della facoltà di non rispondere alla domanda: «Con il senno di poi rifarebbe la scelta di Miracco alla Cultura?».
Ma chi sarà il nuovo assessore? «Sceglierò velocemente dopo il 20 agosto», taglia corto il sindaco che non ha intenzione di riprendersi l’interim (lo Sport, attualmente, gli basta e avanza). Ma sarà un triestino? «Direi di sì», si lascia scappare. E poi aggiunge con un po’ di coda di paglia: «Quando ho scelto Miracco non ho mai pensato che a Trieste non ci fossero persone in grado di ricoprire quell’incarico». Sarà una donna o un uomo? Giovane o anziano? «Non faccio una questione di genere e neppure di età», dice Cosolini che si è sorbito diverse ironie su “nonno” Miracco. Il sindaco non è poi renziano quanto sembra.
Ma qual è il problema della cultura a Trieste? «Non ci sono soldi. Anche gli sponsor sono pochi. Non riusciamo fare le nozze coi fichi secchi». Non tutti, però. «C’è gente che riesce a fare cose straordinarie con pochi soldi. TriesteLovesJazz, per esempio, è di un livello altissimo e viene fatta con un budget ridottissimo», aggiunge il sindaco. Che stia pensando a Gabriele Centis (Casa della Musica) come nuovo assessore alla Cultura? Anche Milano ha un musicista in quel ruolo. A disposizione c’è anche una rosa di giornalisti pensionati. Per le quote rosa c’è Chiara Valenti Omero (Maremetraggio) che siede nel cda del Teatro Stabile Rossetti. «Ho in mente due nomi», dice sibilillino Cosolini. Si possono escludere fin d’ora quelli di Mauro Covacich e Veit Heinichen. Rimossi.
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