Più ossigeno alle imprese: in calo i debiti scaduti

MILANO. Arriva un po’ di pace per le imprese incagliate nel girone infernale della riscossione dei crediti. Nel 2015, l'Italia, maglia nera europea quando si tratta di incassare la cifra pattuita per un ordine o una commessa, ha visto i tempi dei pagamenti accorciarsi a una media di 95 giorni per un importo medio di 17 mila euro. E per l’anno in corso è attesa un’ulteriore diminuzione di 24 ore, a 94 giorni.
Ancora troppo rispetto agli obblighi di legge (dal 2012 non si dovrebbero sforare i 60 giorni) ma il trend è in netto miglioramento. Tanto che in alcuni regioni, come il Friuli Venezia Giulia, calano drasticamente il numero delle insolvenze (-15%) e il valore dell’importo medio (-44%). Questi sono alcuni dei dati presentati ieri a Milano dalla nuova edizione del report “Mancati Pagamenti Euler Hermes", la società del gruppo Allianz e leader mondiale nell’assicurazione dei crediti.
La buona notizia non è solo per le imprese e la filiera di fornitori e subfornitori, che in questi anni di crisi hanno fatto da banca “virtuale” di una finanza nazionale a corto di liquidità. Secondo Ludovic Subran capo economista di Euler Hermes i segnali positivi nel ciclo dei pagamenti danno corpo alla tanto attesa ripresa che nel 2016 «porterà il Pil a crescere dell’1,1% sostenuto soprattutto dai consumi interni, dal ritorno degli investimenti e anche da un export che beneficerà di 20 miliardi in più rispetto all’anno precedente».
Nel complesso, i mancati pagamenti diminuiscono del 6% e dovrebbero tradursi nel 2016 a 13.800 aziende insolventi. Buoni risultati che però sono ancora lontani rispetto ai livelli pre-crisi, quando le aziende in difficoltà erano la metà di oggi. «A questi ritmi di crescita - precisa Massimo Reale, direttore rischi Euler Hermes – dovremo attendere il 2020 per tornare ai livelli del 2007».
Nella cartina tornasole dei pagamenti il Nordest migliora la posizione dei suoi territori. «Il Friuli Venezia Giulia – spiega Massimo Reale - ha vista calare sensibilmente le insolvenze del 15% per numero di casi e del 44% per importo. E questo è successo grazie alla ripresa di comparti in comparti legno e arredo che sono tornati a crescere. Soffre invece la siderurgia, in particolare quella legata alla cantieristica e alle grandi opere».
A Pordenone va il primato della migliore performance del territorio con il numero dei mancati pagamenti in discesa del 41% e del 61% dell’importo medio grazie alla ripresa dei distretti del legno e della meccanica. Bene anche Trieste (-10% la frequenza delle insolvenze e -29% per valore) con l’agroalimentare che ha registrato buoni risultati, mentre a Udine e Gorizia l’edilizia e la meccanica continua ad essere spine nel fianco della crescita economica.
Le migliori prospettive economiche hanno rimesso sui binari dello sviluppo anche il Veneto, «i cui distretti dal cuoio all’abbigliamento – precisa Reale – stanno sostenendo la nuova corsa regionale delle esportazioni». Tuttavia il numero di procedure fallimentari aperte in Veneto tra gennaio e novembre dello scorso anno (1.162) ne fanno la terza regione italiana più a rischio nei mancati pagamenti. Il Trentino Alto Adige si conferma tra i territori più ricchi d’Italia e dove è più facile fare impresa con il valore medio delle insolvenze in calo del 99%.
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