Rapina a Monfalcone, caccia aperta ai due banditi

Gli oggetti rubati nel laboratorio orafo di via Bixio sono stati tutti catalogati. I l bottino scotta, c’è il reato di ricettazione. L’identikit dei malviventi
I rilievi della polizia scientifica (Monfalcone)
I rilievi della polizia scientifica (Monfalcone)

MONFALCONE È caccia aperta ai rapinatori a mano armata che giovedì mattina, in pieno centro, hanno sottratto al laboratorio orafo “Andrea Gioielli”, affacciato su via Bixio, preziosi e denaro per oltre 150mila euro. Un preciso identikit - frutto del vaglio delle telecamere presenti nel punto vendita, che hanno cristallizzato le sequenze del terrore - è stato diffuso a tutte le forze dell’ordine, Polizia municipale compresa. Si tratta di due individui maschi, di età apparente tra i 20 e i 25 anni, uno con pochi capelli e un paio di baffi, l’altro con una cresta, senza barba, entrambi sul metro e settanta di altezza, dalla corporatura media, che indossavano dei jeans.

Le indagini - affidate alla Squadra mobile di Gorizia e al Commissariato locale - si concentrano però in queste ore pure su un altro fronte. Quello della merce, che “scotta” e potrebbe rivelarsi difficile da piazzare. Non solo perché alcuni pezzi, artigianalmente forgiati, potrebbero costituire un unicum e dunque collegare direttamente, una volta finiti nelle mani di terzi, alla rapina, ma anche perché i pezzi prelevati erano stati in precedenza fotografati dai proprietari e ora la polizia dispone di un elenco preciso - con tanto di scatto a colori - del bottino. Chi dovesse essere trovato in possesso di quei gioielli di illecita provenienza rischia l’accusa di ricettazione, delitto previsto e punito dall’articolo 648 del Codice penale con la reclusione da 2 a 8 anni, congiunta a una multa da 516 a 10.329 euro. E di fronte al clamore destato, anche i “soliti” ricettatori potrebbero esitare.

Monfalcone, rapina choc in gioielleria FOTO E VIDEO
La polizia davanti al luogo della rapina

Subito dopo il colpo grosso i due malviventi, sui quali pende anche l’accusa di sequestro di persona per aver immobilizzato madre titolare del negozio, Claudia Zarcone, e figlioletto di 8 anni, segregandoli nel bagno sotto la minaccia di una pistola puntata, si sono allontanati senza destare allarme, né attirare su di sé l’attenzione dei passanti. Tant’è che nell’agenzia attigua al laboratorio, la Progetto viaggi, le urla della donna non sono state minimamente percepite. «Non ci siamo accorti di nulla - ha spiegato ieri una dipendente -: ero qui mentre la rapina avveniva, non ho udito né visto nulla di strano». Neppure altri esercenti avrebbero segnalato alcunché. I due malviventi si sono dileguati a piedi: scomparsi probabilmente con l’aiuto di un terzo componente della banda, rimasto all’esterno della gioielleria, pronto ad avvertire nel caso in cui fosse piombata la polizia e a tirar su in auto i rapinatori, una volta concluso il maxi-furto. Per fuggire via, il più lontano possibile dai posti di blocco.

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Claudia Zircone e Andrea Peric parlano con i poliziotti (Foto Bonaventura)

Ma c’è un’altra pista che la polizia sta seguendo. Gli esperti della Scientifica hanno passato al setaccio locali e casseforti, alla ricerca di impronte digitali e altre tracce utili a smascherare i rapinatori. Gli inquirenti ora stanno vagliando le immagini delle 57 (ma si può già escludere la dozzina dei plessi scolastici, puntate solo sugli ingressi negli edifici) telecamere comunali, fatte installare dall’ente locale. I malviventi - e forse la scelta della vittima non è caduta a caso - hanno un piccolo vantaggio, almeno in questa primissima fase di indagini: via Bixio non presenta un dispositivo pubblico di videosorveglianza. Ma ci potrebbero essere apparecchi privati attivi. Il colpo è avvenuto alle 9.15, nell’ora di punta di apertura di negozi e uffici, eppure al momento non sarebbero stati rintracciati testimoni. Anche per questo, ieri, l’Ufficio relazioni pubbliche della Questura ha diramato un appello ai cittadini «affinché segnalino al 113 o al Commissariato, anche in forma anonima, ogni elemento o anomalìa che potrebbe rivelarsi utile alle indagini».

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