Regeni, la commissione di inchiesta chiede di sentire urgentemente il premier Conte

Lo rende noto il presidente Erasmo Palazzotto all'indomani del via libera da parte dell'Italia alla vendita di due navi da guerra destinate all'Egitto. L'affare da 1,2 miliardi di euro ha suscitato la reazione dei genitori di Giulio («Ci sentiamo traditi») e malumori dem e M5S
Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, con il il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, Sharm el-sheikh, 25 febbraio 2019.
Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, con il il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, Sharm el-sheikh, 25 febbraio 2019.

TRIESTE La Commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ha chiesto di sentire «urgentemente» il presidente del Consiglio Giuseppe Conte «alla luce degli ultimi rilevanti sviluppi in ordine alle relazioni bilaterali italo-egiziane». Lo rende noto il presidente della Commissione Erasmo Palazzotto sottolineando che l'audizione di Conte è «preliminare, sotto il profilo politico ed istituzionale, al proseguimento di ogni altra attività d'indagine».

L'invito al premier - istituzionale ma perentorio - del presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del giovane ricercatore morto in Egitto nel 2016, arriva all'indomani del via libera del nostro Paese alla vendita di due navi da guerra al governo di Abdel Fattah Al-Sisi.

L'accordo commerciale con uno Stato che non sempre è apparso collaborativo nel far luce sull'uccisione del giovane triestino è suonata come uno scandalo alla sua famiglia: «Ci sentiamo traditi» hanno commentato i genitori di Giulio dalle colonne di Repubblica.

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Per il presidente della commissione Erasmo Palazzotto (di Sinistra Italiana, ma tutto l'ufficio di presidenza è stato d'accordo) non ha senso allora proseguire i lavori di inchiesta se prima Conte non fa chiarezza sulla linea di Palazzo Chigi: l'audizione, scrive infatti, «è preliminare, sotto il profilo politico e istituzionale, al proseguimento di ogni altra attività di indagine» specie dopo «la sua recente interlocuzione diretta con il presidente della Repubblica Araba d'Egitto».

Conte e Al-Sisi si sono sentiti al telefono nella giornata di domenica. L'Egitto è al momento uno dei più importanti acquirenti di materiale bellico per l'Italia; le due fregate Fremm - un affare da 1,2 miliardi di euro - erano state realizzate in Italia da Fincantieri che attendeva appunto il via libera da parte di Palazzo Chigi per l'esportazione.

Ma se il premier italiano nella nota che dava conto della telefonata citava «la collaborazione giudiziaria con particolare riferimento al caso Regeni», nel parallelo comunicato del Cairo il nome di Giulio non appariva affatto. Da qui la rabbia della famiglia del giovane: «Siamo offesi e indignati», hanno detto ancora Claudio e Paola Regeni.

«È comprensibile lo sdegno della famiglia - ha commentato oggi l'europarlamentare S&D Giuliano Pisapia - È l'ennesimo errore e l'ennesima occasione persa. Gli italiani sono stanchi delle innumerevoli promesse non rispettate dalle autorità egiziane». E questo, aggiunge l'ex sindaco di Milano, vale anche per Patrick Zaky, lo studente egiziano dell'Università di Bologna arrestato al Cairo e da allora in carcere. Insomma, «non possiamo tacere» aggiunge la deputata Pd Barbara Pollastrini perché «da quattro anni Al-Sisi boicotta le indagini sull'omicidio di Giulio Regeni».

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Roberto Fico (al centro) con il padre e la madre di Giulio Regeni a Fiumicello nel 2019

Sul caso è intervenuta anche la deputata dem Laura BoldrinI: «Voglio esprimere la mia profonda
contrarietà alla vendita di armi da guerra all'Egitto, un paese retto da un governo che ostacola la ricerca della verità sull'omicidio Regeni e che da quattro mesi trattiene in prigione Patrick Zaki». «Considero questa scelta un errore politico- prosegue - perché è sbagliato fare accordi di fornitura di materiale bellico con paesi che violano sistematicamente i diritti umani di coloro che esprimono apertamente il proprio dissenso. Comprendo l'amarezza della famiglia regeni alla quale va tutta la mia solidarietà». «Chiedo che il governo riconsideri questa decisione per una questione di giustizia verso un giovane italiano torturato e ucciso e per la dignità del nostro Paese».

Malumori anche all'interno del Movimento 5 Stelle, soprattutto nell'ala di sinistra dei pentastellati, quella vicina al presidente della Camera Roberto Fico, da sempre sensibile al tema.

«Ritengo sia un fatto grave e, a nome del Movimento 5 Stelle, auspico ci sia quanto prima un ripensamento», afferma il senatore Gianluca Ferrara, capogruppo del M5S nella Commissione Affari Esteri di Palazzo
Madama: «Sono persuaso che, data la tragica vicenda del nostro concittadino Regeni non si antepongano certi interessi alla ricerca della verità. L'Egitto è un nostro partner strategico nel Mediterraneo e vogliamo rimanga tale: per questo è necessario risolvere una volta per tutte questa vicenda, per normalizzare i nostri rapporti».

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A view of a mural believed to be made by street artist Laika portraying Patrick George Zaky (L) wearing an inmate uniform and being embraced by Giulio Regeni (R) with the words 'This time everything will be fine' (top) and 'Freedom' (bottom) written in Arabic, on a wall surrounding Villa Ada, a few steps from the Embassy of Egypt, in Rome, Italy, 11 February 2020. Patrick George Zaky, is a 28-year-old Egyptian activist and human rights researcher at a university in Bologna, who has been reportedly detained and questioned upon his arrival at a Cairo airport on 07 February 2020. Giulio Regeni was an Italian student at the University of Cambridge who was reportedly abducted and tortured to death in Egypt on 25 January 2016, on the fifth anniversary of the Tahrir Square protests. He was found lifeless on 03 February on the outskirts of Cairo, in the vicinity of an Egyptian secret service prison. ANSA / FABIO FRUSTACI

In Fvg emerge la presa di posizione del consigliere regionale Furio Honsell (Open Sinistra Fvg)  che in una nota sottolinea come questa sia, «dopo la notizia della possibile archiviazione dell’indagine sull’omicidio di Giulio, una nuova dimostrazione del fatto che il governo italiano sta agendo esattamente all’opposto di quanto dovrebbe nei rapporti con l’Egitto». «Ribadisco - afferma l’esponente di Open Fvg - che in queste circostanze, dove da più di 4 anni si chiede verità e giustizia per il corregionale brutalmente torturato e assassinato, e dove da mesi non si hanno notizie certe circa Patrick Zaki, rinchiuso dal 10 febbraio scorso in una delle prigioni de Il Cairo, si dovrebbe richiamare il nostro ambasciatore e non continuare a dare priorità agli interessi economici rispetto ai diritti umani. Inoltre, ancor più grave, è la vendita di armi a un Paese che non rispetta i diritti umani».

«Sono molto amareggiato - sottolinea Honsell dalle azioni del nostro Governo perciò mi adopererò affinché il presidente Fedriga accolga il mio appello di impegnarsi con rinnovata energia nella richiesta di giustizia per Giulio e tutte le altre vittime delle dittature». «Nessuno dovrebbe sentirsi tradito e preso in giro dal proprio Governo, soprattutto non chi da 4 anni sta lottando per ottenere verità per il figlio e cerca di combattere le violazioni dei diritti umani perpetuati dall’Egitto. I genitori di Giulio - conclude il consigliere di opposizione - sono autentici eroi civili ai quali va tutta la mia riconoscenza e vicinanza, le loro dichiarazioni dovrebbero far riflettere attentamente tutti gli attori che hanno preso parte a questa decisione».

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Paola Deffendi e Claudio Regeni con un disegno che raffigura il loro figlio Giulio

Dal punto di vista giudiziario la situazione sembra sostanzialmente ferma. In Procura di Roma è aperto un fascicolo per sequestro di persona e risultano indagati in cinque, tra cui membri degli apparati di sicurezza egiziani. Piazzale Clodio resta in attesa di un segnale da parte della magistratura egiziana per organizzare un nuovo incontro tra inquirenti dopo il cambio del procuratore generale del Cairo.

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