Trieste, morta di freddo: infermiere scagionate

TRIESTE Nessun colpevole per il decesso di Norina Gobbi, 84 anni, l’anziana morta di freddo il 23 settembre del 2014 in un’area di servizio esterna all’ospedale di Cattinara. Il gip Laura Barresi ha prosciolto le due infermiere che quella notte erano in servizio nel reparto di clinica medica di Cattinara e che, secondo il pm Federico Frezza, avrebbero dovuto vigilare sull’anziana in stato confusionale acuto. Si chiamano Milka Zrnic, 49 anni, e Annamaria Fiorani, 36 anni. Per loro ieri è stata la fine di un incubo. Sono state difese dagli avvocati Piero Fornasaro e Daniela Lizzi. Erano accusate di omicidio colposo per non aver prestato la dovuta attenzione all’anziana paziente. Non si erano accorte della sua assenza se non dopo svariate ore. Quando ormai era troppo tardi.
La tragica fine dell’anziana era avvenuta durante un violento temporale, con la bora che soffiava intensamente. Per oltre otto ore Norina Gobbi era rimasta su quell’area - che non è a uso pubblico - esposta al vento e alla pioggia. Il mattino dopo, casualmente, era stato trovato il cadavere riverso sulla pavimentazione metallica. La struttura esterna, cui si accede utilizzando una porta antincendio, è adiacente alla cappella al quinto piano dell’ospedale. È un luogo di fuga in caso d’incendio, non certo un passaggio. Quella porta poi non era allarmata.
Norina Gobbi si era presentata al pronto soccorso di Cattinara lunedì 20 settembre 2014 per una serie di patologie connesse alla sua età avanzata. Ne era stato subito disposto il ricovero nel reparto di Clinica medica che si trova al sesto piano per una serie di accertamenti diagnostici.
La prassi consueta: erano stati effettuati i prelievi e i controlli di routine e le era stata praticata la terapia prescritta dai medici che prima l’avevano visitata. Attorno alle 18, la paziente aveva cenato. Dopo il pasto era rimasta a letto. Ogni tanto, da quanto appreso, una delle due infermiere accusate passava a dare un’occhiata. Insomma, tutto normale. L’allarme era scattato attorno alle 23.30, quando le due infermiere si erano improvvisamente accorte che il letto della donna era vuoto. La paziente era sparita. Un’infermiera l’aveva aspettata qualche minuto. Poi l’aveva cercata invano in bagno.
La donna era uscita - così avevano poi appurato gli investigatori della Squadra mobile - dalla porta principale del reparto. Sotto gli occhi di tutti. Tranquilla era scesa per le scale e si era diretta verso la cappella al quinto piano. Lo aveva fatto probabilmente per pregare, perché quella era una data particolare, quella della morte di una persona cara. Subito era partita una frenetica ricerca, ma vana. Solo alle 9 del mattino seguente, qualcuno casualmente si era affacciato da una finestra interna ai piani alti e aveva visto un corpo riverso sull’area esterna. Era il corpo di Norina Gobbi. Morta di freddo. Il medico legale aveva scritto: «ipotermia acuta in un vero e proprio letale assideramento».
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