Addio al batterista Stefano D’Orazio I Pooh: «Abbiamo perso un fratello»

L’artista morto a 72 anni, a trieste finì in cella nel 1973 
Un momento del concerto dei Pooh allo stadio Olimpico di Roma, 15 Giugno 2016. ANSA Vincenzo Pagliarulo
Un momento del concerto dei Pooh allo stadio Olimpico di Roma, 15 Giugno 2016. ANSA Vincenzo Pagliarulo

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La sua ultima fatica era stata 'Rinascerò, rinascerai’, il brano composto dall'amico di sempre Roby Facchinetti per Bergamo, martoriata dal Covid-19, per cui aveva scritto un testo sincero, commovente, pieno di fiducia e rispetto per chi stava soffrendo. Stefano D'Orazio, storico batterista dei Pooh, è morto in ospedale a Roma venerdì sera, a 72 anni. Già malato, le sue condizioni sono peggiorate proprio per il Covid. «Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui. Ciao Stefano, nostro amico per sempre...» scrivono in un post su Facebook Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia, Riccardo Fogli.

Nato a Roma il 12 settembre 1948, muove i primi passi da batterista nei The Kings, poi The Sunshines. «Non sapevo neanche cosa volesse dire quel nome», raccontava nella sua autobiografia, «Confesso che ho stonato - Una vita da Pooh», uscita per Kowalski nel 2012. Da lì una galleria di incontri che segnano una vita: Dario Bellezza che abita al piano di sotto; Carmelo Bene, che accompagna a colpi di tamburo al Beat 72; e poi Crocetta, il patron del Piper, che aveva inventato Patty Pravo e che porta D'Orazio dai Pooh, nel 1971. «Mi dissero che Valerio Negrini voleva lasciare il gruppo perché era stanco di fare lo zingaro - ricordava -. In realtà lo cacciarono perché non era in linea con il gruppo che stava crescendo rapidamente. Ero un po’ perplesso, facevo underground, ero capellone, ma poi scoprii che ci davano davvero dentro». Per i Pooh è stato strumentista, autore e scrittore, dal 1971 al 2009. Il successo della band è planetario: 50 milioni di dischi venduti, stadi da 40mila persone pieni, hit come 'Noi due nel mondo e nell'anima’, 'Tanta voglia di lei’, 'Uomini soli’ con la quale vinsero Sanremo nel 1990, 14 Telegatti, la nomina a Cavalieri della Repubblica.

Nel ’73, a Trieste, D’Orazio era stato protagonista di un episodio eclatante. A poche ore dal concerto a San Giusto, mentre i Pooh erano in un bar sulle Rive, era intervenuto per difendere una ragazza, che aveva rischiato di essere investita. L’automobilista era poi sceso dal mezzo e la stava strattonando. Dopo uno scambio vivace di battute (pare che l’uomo si fosse qualificato come carabiniere e l’artista l’avesse rimbeccato), D’Orazio chiamò il 112 ma la sua versione non venne accettata. A nulla servì il tentativo di mediazione di Facchinetti. D’Orazio passò una notte in galera e i Pooh dovettero suonare in tre. L’episodio si chiuse poi con l’assoluzione in appello.

Dopo l'addio a Roby, Dodi e Red, D’Orazio si diede al musical, con Aladdin, Pinocchio, Mamma Mia, W Zorro. «Ognuno di noi è come una bottiglia da un litro - diceva -. Io avevo riempito la mia vita di Pooh e non c'è stato spazio per nient'altro fino al giorno in cui ho deciso di svuotare la mia bottiglia e riempirla di nuovi sapori. Mi rendevo conto dell'improbabilità di avere nuovamente successo. E invece sono arrivati i musical, il libro». Con la storica band tornerà sul palco, tra il 2015 e il 2016, per la reunion nel 50° della carriera: un passaggio a Sanremo con tifo da stadio e l'abbraccio dei fan suggellato il 31 dicembre dal trionfo alla Unipol Arena di Bologna. —

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