Al Rossetti i visitatori dal futuro danno il via a Science+Fiction

Martedì primo novembre prima giornata del festival con il film francese “The Visitor From the Future” ospiti il regista Descraques e la protagonista Baroux. Poi “Control” di James Mark

Paolo Lughi

TRIESTE. Un festival per la città, per il pubblico giovane e per i cinefili: questo è stato sempre più Science+Fiction nelle sue 21 edizioni procedenti, riuscendo a trovare il suo senso in questa triplice anima. Quella che inizia martedì primo novembre, la 22° edizione (fino a domenica 6), vuole rappresentare una svolta.

Con il nuovo direttore britannico Alan Jones, che ha coniato lo slogan “Back to the Superfutures”, si intende dare un’impostazione ancora più internazionale al festival triestino, con anteprime e autori che non si incontrano da altre parti, per capire le nuove tendenze ed esplorare nel mondo cosa sta succedendo nel cinema di fantascienza.

Intanto la giornata inaugurale odierna vede in campo due pellicole di qualità che dovrebbero piacevolmente sorprendere il fantapubblico del Rossetti, entrambe debuttanti a fine agosto al Frightfest che Alan Jones dirige a Londra. Il titolo d’apertura (alle 20 al Rossetti) è il francese “The Visitor From the Future”, proiettato alla presenza del regista François Descraques e della protagonista Enya Baroux. Ricordate il successo d’oltralpe di trent’anni fa “I visitatori”, basato su un buffo viaggio nel tempo? Il film di Descraques tiene fede a quella tradizione non solo citandola nel titolo, ma soprattutto nell’esito comico, con un nuovo travolgente viaggio nel tempo che richiama anche quel mix di fantastico e commedia slapstick del cinema di Spielberg (“E.T.”) o di Chris Columbus (i primi “Harry Potter”), aggiornati con l’odierno spirito antagonista ed ecologista.

Qui siamo nella Parigi del 2022, e uno scontro generazionale vede contrapposti l’adolescente Alice (Baroux) e il padre deputato che sta per avviare con una multinazionale una nuova centrale nucleare. Ma dal 2055, per anticipare una successiva catastrofe, viaggia indietro nel tempo un manipolo di ribelli per impedire la fatale decisione. A caccia di questi ultimi, viaggiano nel tempo anche le guardie delle multinazionali che, nonostante il disastro, evidentemente se la passano meglio. Se il percorso temporale a ritroso ricorda “Terminator” e “Looper”, ciò che conta in “The Visitor From the Future” è la qualità dei dialoghi e il ritmo delle spassose trovate, nonché l’empatia di personaggi naif ma toccanti, che fanno anche noi viaggiare un po’ indietro nel tempo, verso anni e film più ingenui e meno cupi.

Alle 22.30, sempre al Rossetti, ecco il canadese “Control” di James Mark, riuscita variante del cult contemporaneo (sempre canadese) “Cube–Il cubo” (1997) di Vincenzo Natali (ma anche del francese “Meander”, visto a Trieste due anni fa). Una ragazza (Sara Mitich) si ritrova legata, in apparenza senza sapere perché, in una stanza spoglia dove una voce le impartisce fredde istruzioni su come superare, con un rigido timing, prove sempre più complesse. Ma quanto accade lì è forse il riflesso della sua vita familiare, un marito e una figlia, che noi vediamo a tratti su una spiaggia. L’incubo claustrofobico, che riserva sorprese, avvince grazie anche alla prova della Mitich, sempre in scena quasi da sola.

Nel quarantennale del suo poco fortunato debutto (ostacolato dal buonismo del contemporaneo “E.T.”), “The Thing” (“La cosa”) di John Carpenter viene proposto alle 17 al Rossetti per raccogliere quel successo tardivo che nel 1982 solo una macchina del tempo avrebbe potuto conoscere.

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