Centoundici luoghi per disegnare una Trieste insolita anche per chi ci vive

Esce per le edizioni Emons il volume dedicato alla città firmato da Alessia Biasatto con le foto di Stefano Kocevar

Corrado Premuda

Centoundici sono i luoghi che la casa editrice Emons di Colonia ha deciso di selezionare per ogni città europea di cui realizza una guida. Da Parigi a Praga, da Istanbul a Malta, per arrivare a numerose località italiane, la geografia del vecchio continente prende forma tra le pagine e le immagini. Adesso il nuovo numero della collana è dedicato a Trieste e a riempire l'elenco delle attrazioni è stata chiamata un'esperta del settore, la triestina Alessia Biasatto, guida turistica, autrice di articoli e racconti, nonché curatrice a Barcellona della mostra “La Trieste di Magris” che dieci anni fa raccolse consensi e successo. Al suo fianco il fotografo Stefano Kocevar che si è prodigato per immortalare tutti i posti del libro.

“111 luoghi di Trieste che devi proprio scoprire” (Emons Verlag, pp. 240, euro 17) esce in questi giorni ed è già disponbile su Amazon. Per raccontare la nostra città l'autrice ha scelto i grandi scrittori, da Rilke a Svevo e Joyce, musei insoliti come quello dedicato alla bora, l'anima marina che si sviluppa dalla costiera fino a una autentica rarità che è la spiaggia divisa da un muro, ma ha scavato fuori anche alcune chicche: il “Jurassic Park” del Villaggio del Pescatore con i resti dei dinosauri, la drogheria Toso e la sua atmosfera d'altri tempi, l'ostello Tergeste probabilmente uno dei più belli in Europa, il Museo postale, e personaggi bizzarri come Diego de Henriquez.

Naturalmente per scrivere una guida del genere bisogna valutare cosa sia insolito per un abitante del luogo e cosa lo sia per un forestiero. «L’ideale - spiega Alessia Biasatto - è offrire nuovi dettagli sulle cose con cui i locali credono di avere grande familiarità, in modo da sorprendere e accontentare entrambi. E poi cercare di distogliere lo sguardo dall’immediato centro-città per dare visibilità anche ai territori limitrofi che nessuno ha ancora valorizzato a livello narrativo. La cosa di cui sono più soddisfatta, ad ogni modo, è l’avere scritto dei testi leggeri ma lontani dalle misere didascalie cui ci hanno abituato le classifiche on-line come Tripdavisor: cerco di trasmettere invece la vitalità dei luoghi aggiungendo le impressioni dell’osservatore».

La sfida del turismo oggi è riuscire a trovare posti alternativi per i viaggiatori, alternativi a partire dalle attrazioni su cui si concentrano le classiche guide. «Due anni fa - racconta Biasatto - mi è capitata sotto gli occhi la guida 111 e ho pensato che Trieste avesse tutte le carte in regola per offrire un itinerario originale a coloro che amano scoprire nuove cose e anche ai suoi stessi abitanti che si scordano di tirare su il naso per ammirare i tesori che hanno a portata di mano. Per questo ho iniziato le mie ricerche e ho proposto a Emons la stesura di un volume il cui scopo fosse, oltre ad approfondire, anche quello di divertire e intrattenere il lettore».

Una riflessione sul difficile momento del settore dovuto all'emergenza del Coronavirus va fatta. «Dal punto di vista lavorativo la situazione colpisce la nostra categoria ancora più di altre che possono svolgere il loro lavoro da casa. Comunque la priorità è un’altra e cioè la salute del più ampio numero di persone possibile: ci sarà tempo per i viaggi e le destinazioni lontane». Che cosa colpisce il turista in una città come Trieste? «La sua fama letteraria, in primis. Me ne sono resa conto vivendo all’estero e relazionandomi con persone di tutto il mondo che, specialmente se vengono da molto lontano, hanno saputo dell’esistenza di Trieste grazie alla florida produzione dei suoi scrittori. Questo non vuol dire che i turisti di paesi vicini non arrivino attirati anche dalla sua posizione, dalla splendida cornice naturale e dalla ricchezza della sua storia ed architettura».

Preziose le puntuali immagini di Stefano Kocevar che raccontano la città anche attraverso i ricordi e la quotidianità dell'occhio del fotografo.

Alessia Biasatto era già riuscita in passato a raccontare Trieste all'estero con la mostra su Magris: «Allora c'era stata una sinergia vincente con molte entità giuliane che si sono dimostrate felici di collaborare». —



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