La resurrezione di Matrix riapre dall’interno la trilogia per spettatori esigenti

Pillola rossa o pillola blu? Realtà o illusione? Ruota ancora intorno a questo concetto il quarto capitolo del filone “Matrix”, in sala a 22 anni dall’uscita del film che ha rivoluzionato l’immaginario fantascientifico cyberpunk a cavallo tra i due millenni, 18 dopo il dittico “Reloaded” e “Revolutions”. Oggi il nuovo sequel che porta la firma di una sola delle sorelle Wachowski, Lana (Larry prima della transizione), rientra dialetticamente in connessione con i precedenti film della trilogia ormai chiaramente avviata verso il franchise. Lo riapre dall’interno, lo resuscita - come il titolo lascia presagire - attraverso i suoi protagonisti, Neo, Trinity e altri personaggi, nuovi oppure reinventati nei corpi, nei nomi, negli attori, risucchiati in una vertigine nolaniana di strati narrativi.
Libero arbitrio o destino? Abbiamo il potere di scegliere? O invece assecondiamo un copione che qualcuno, altrove, stabilisce e programma, auto-protetti in una comfort zone che limita il nostro potenziale?
La risposta è in una realtà non-binaria evidentemente nelle corde delle sorelle -ex fratelli- Wachowski. Non un semplice sequel della trilogia, ma un film sulla trilogia stessa e sul fenomeno delle saghe e i reboot, “Matrix: Resurrections” non ha la forza tellurica degli esordi, ma rischia e trova la sua dimensione in un tono farsesco, ironico e persino autoironico nonché meta-narrativo quando - in un sistema di scatole cinesi sul modello carrolliano, da sempre fonte di ispirazione per le autrici - arriva a raccontare di sé e della sua genesi, con espliciti riferimenti agli ultimatum della Warner Bros, all’universo videoludico, alla necessità di rinnovarsi per rilanciare la saga a noi spettatori esigenti e nostalgici. Tra bullet-time, “spiegoni” e coreografie meno precise di un tempo (ma il modello è ancora quello di Hong Kong), rivisita la propria mitologia in un gioco esplicito fino al paradosso, entrando in connessione con il presente attraverso una riflessione teorica che investe immagini e memoria, cinema e industria, rappresentazione e realtà. —
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