Quando la Jugoslavia di Tito processò il regista Makavejev e il suo film sulla libertà

TRIESTE Giornata omaggio al grande Dušan Makavejev, un doveroso tributo all’irriverente e geniale regista serbo dell’Onda nera a un anno dalla sua scomparsa. Oggi il Trieste Film Festival propone due titoli che porteranno lo spettatore alla scoperta di un autore di culto cinefilo, tra i più originali della sua generazione, offrendo anche una prospettiva storica sulla Jugoslavia di Tito e sul clima politico e sociale degli anni Settanta. Era il 1971 quando “W.R.–I misteri dell’organismo” (in programma alle 11 al cinema Ambasciatori) veniva presentato alla “Quinzaine des Réalisateurs” del Festival di Cannes.
Dopo le prime proiezioni, il film fu proibito in Jugoslavia per i successivi sedici anni, fino alla fine del regime socialista. Un film di quelli che si definivano “sperimentali” o “d’avanguardia”, un corrosivo inno all’amore e alla libertà sessuale che, rifacendosi alle teorie del montaggio di Sergej Ejzentštejn, si sviluppava a partire dal lavoro psicanalitico di Wilhelm Reich, secondo il quale l’orgasmo era da ritenersi una forma di liberazione psicosociale. Combinando scene di finzione con materiale d’archivio, l’intento di Makavejev era quello di dimostrare che sia l’ideologia marxista che quella capitalista tendono a limitare la sessualità (e per osmosi il concetto di libertà) della gente. L’indignazione fu immediata. In una sala di Novi Sad si organizzò persino un “processo giudiziario pubblico”, in cui alla proiezione del film seguì un acceso dibattito tra professionisti del cinema e funzionari del Partito Comunista cui era affidato il destino del film.
Ed è da questo evento che nasce il documentario di Goran Radovanović “Il caso Makavejev o Processo in una sala cinematografica” (in programma sempre al cinema Ambasciatori oggi alle 14). Sebbene il servizio di sicurezza jugoslavo avesse severamente vietato qualsiasi tipo di registrazione dell’incontro, un fonico di nome Slobodan Miletić riuscì a introdurre di nascosto le sue apparecchiature per catturare l’audio in cinque bobine. Sono questi nastri il materiale di partenza per il film di Radovanovic. Attraverso le voci di coloro che difendono Makavejev o che lo attaccano definendolo “offensivo”, “scandaloso”, “anticomunista”, si indaga sulla posizione dell’artista nella Jugoslavia socialista.
Tra le testimonianze brillano quelle dell’attrice Milena Dravić, indimenticabile e appassionata nella sequenza di “W. R.– I misteri dell’organismo” in cui arringa dal pianerottolo di una casa di ringhiera, e di Svetozar Cvetković, volto di fronte a una gabbia di scimpanzé dello zoo di Belgrado nel film del 1991 “Gorilla Bathes at Noon”. «Questo film – afferma Radovanović, non è solo un omaggio a uno dei più grandi registi dell’Europa dell’Est, ma anche il racconto di uno dei grandi equivoci della Jugoslavia socialista, cioè il tentativo di fondare una democrazia senza vera libertà o il tentativo di “istituire” la libertà senza una vera democrazia. “W. R. – I misteri dell’organismo” è diventato un simbolo dell’eredità cinematografica che ci ha lasciato Makavejev: un esperimento indimenticabile di regia e montaggio dove si gioca con il linguaggio del cinema. Con il passare del tempo, la censura di un film come questo è diventata il simbolo dell’esperimento socialista incompiuto rappresentato dalla Jugoslavia». —
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