Reilhac al Trieste Film Festival: "Realtà virtuale, che sfida"

TRIESTE. La VR, la realtà virtuale, ovvero la visione interattiva e immersiva di un film a 360 gradi, sarà sempre di più il nostro futuro. Ne è convinto Michel Reilhac, regista pioniere dei film in realtà virtuale e co-programmatore di Venice VR, la prima competizione di opere VR alla Mostra del Cinema di Venezia.
Reilhac ha tenuto ieri una masterclass al Trieste Film Festival in cui ha spiegato cosa significa lavorare oggi con la realtà virtuale: «La VR ha appena cominciato a configurarsi come linguaggio artistico sperimentale: bisogna avere il gusto per il rischio, perché ancora non ci sono regole o codici, a differenza del cinema tradizionale».
Nel 2016 Reilhac ha presentato il suo primo film in VR, “Viens!”, un’esperienza inedita di erotismo e percezione del corpo altrui: «È un poema tantrico progettato come una coreografia, nella quale i performer si rivolgono direttamente alla telecamera e danno allo spettatore l’impressione di essere invitato nell’esperienza che stanno vivendo. Con l’idea che l’intimità fisica possa essere un veicolo comune di risveglio spirituale».
Ma la VR finirà per sostituire il cinema? «No, perché usa alcuni elementi del linguaggio cinematografico ma funziona in maniera del tutto differente. Il cinema continuerà a esistere, con un sapore più vintage, come i libri paragonati oggi alla lettura digitale».
La sfida, ora, è far diventare la VR davvero accessibile al grande pubblico: «La realtà virtuale impatterà progressivamente le nostre vite in tanti campi, nella salute, nell’educazione, nello sport e nell’immobiliare, nei giochi, nei servizi, nel design. I film in VR saranno solo una parte di questa progressiva invasione.
È possibile che entro i prossimi dieci anni la VR sarà ubiqua come i nostri telefoni cellulari: in questo caso, i film immersivi diventeranno l’accesso mainstream a tutte le storie».
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