Rileggo e tutto sembra diverso, tranne lo stupore di un bambino

TRIESTE Rileggo La Freccia Azzurra di Gianni Rodari con tutto il mio carico di anni e di esperienza. «Epifania» per me oggi non è piú una calza appesa in salotto, ma una «rivelazione» di quelle che possono cambiarti la vita, e la Freccia Azzurra non me la immagino come un trenino elettrico che disegna degli otto in camera mia, ma come una vera Locomotiva «lanciata a bomba contro l’ingiustizia ».
Che cosa mi è successo? Se penso al me bambino che leggeva questa storia nata prima di me, mi accorgo che sono cambiati i termini, piú adulti, piú intellettualizzati. Allora non avrei usato la parola «disabilità » pensando al Pilota senza gambe, né avrei pensato ai «rischi del razzismo» incontrando la bambola nera; non avrei pensato alla «dignità» del Generale, o alla «rete di assistenza » per la vecchina dalle mani gelate, o alla «rivoluzione » per la decisione dei giocattoli di riscattare la «povertà» di Francesco, con un gesto di vera «solidarietà». Insomma, sono cambiate le etichette, razionalizzate le categorie.
Ma credo ci sia qualcosa che è rimasto uguale, ed è ciò che ci anima, sempre allo stesso modo, da grandi e da piccini: quello che per Aristotele e Platone era all’origine della filosofia, il thaumazon, e che per ogni bambino è… lo stupore. Sono gli occhi di Francesco davanti alla vetrina dei giocattoli della Befana. Credo sia per questo che, dall’alto della mia statura definitiva, non mi assale quella nota malinconia per le cose andate, non sento che la vita mi ha rovinato e che vorrei tornare piccino ma, anzi, sento che la Freccia Azzurra ha un potere magico: quello di creare relazioni. Ho visto da qualche parte un video di Gianni Rodari che invitava dei bambini a giocare al «binomio fantastico».
Faceva scegliere loro due parole a caso, anche diversissime tra loro, e poi si inventava una storia che le legasse insieme. Calza e rivelazione! Treno e ingiustizia! Scrittore e lettore. Reale e fantastico. Adulto e bambino. La Freccia Azzurra mette in relazione adulti e bambini. Parla con il linguaggio della fantasia di cose che i grandi leggono sui giornali: la povertà, la guerra, la diversità, la solitudine. Ne parla senza retorica e senza moralismi, semplicemente raccontando con leggerezza (e io penso a Calvino) una storia fatta di conflitti reali, di dolori veri, di difficoltà e di ingiustizie. «La fiaba è un modo di parlare del mondo, di parlare delle cose; è un modo di entrare nella realtà anziché dalla porta, dal tetto, dal camino, dalla finestra», diceva il suo autore.
E com’è fatta questa realtà? È un mondo in cui non ci sono buoni o cattivi, né condanne etiche (e io penso alla psicoanalisi), in cui ogni uomo ha le sue ragioni e in cui tutti agiscono per quelle che sono le proprie attitudini e capacità (e io penso alla Costituzione), e in cui anche quella quasi baronessa che deve far quadrare i conti in un mondo «consumistico » come una vera «imprenditrice » alle prese con il «libero mercato» non ha nulla che non va. Anzi, «Madame Befana c’est moi».
Ma ora basta parlare di questo romanzo per bambini come di una favola per adulti, perché aggiungere parole è come mettere il dito nell’acqua trasparente di un lago di montagna, cosí perfetta che la si dovrebbe solo restare a guardare, e incresparla sarebbe un errore. Un errore? Cosa diceva Gianni Rodari degli errori? «Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere “Lamponia” per “Lapponia”, ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l’apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia ».
E allora per fortuna arriveranno i bambini a infilare una mano dentro all’acqua di questo lago, per vedere che effetto fa, e dopo aver contato i cerchi ci metteranno anche le braccia, le gambe, la pancia («Posso, mamma, anche se ho appena mangiato?») e alla fine tutto il corpo, scivolando in un attimo a bordo della Freccia Azzurra per cercare di far felice Francesco, con il Capitano Mezzabarba, il capo indiano Penna d’Argento, le bambole, le marionette dal cuore di pastello e l’Orso Giallo, seguendo con il fiato sospeso la strada segnata dal naso di pezza del cane Spícciola.
— © RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo