Una risata può salvare la vita lo sapevano e ce lo ricordano gli dei burloni della mitologia

Paolo Marcolin
"Il riso è la debolezza e la corruzione della nostra carne, il riso distoglie dalla paura indotta dal timor di Dio". Le parole con cui Jorge, il vecchio monaco del 'Nome della rosa' che dà fuoco alla biblioteca perché vada distrutto il libro in cui Aristotele elogia la forza buona e la capacità smitizzante della risata, dipingono la faccia seria di un dio che detesta l'ironia. Le tre grandi religioni monoteiste si sono sempre prese troppo sul serio e la strage islamista compiuta alcuni anni fa nella sede della rivista satirica Charlie Hebdo, 'colpevole' di aver preso in giro Maometto, ne è un esempio terribile. Nei Vangeli Gesù non ride mai, eppure, scrive l'orientalista Massimo Raveri, se pensiamo a come amava stare a tavola con gli amici, è impossibile non avesse mai riso; ma ridere è una dimensione troppo umana per appartenere a dio. E quando nella Genesi dio promette alla novantenne Sara che potrà partorire, dimostra di non possedere senso dell'umorismo, perché come a lei scappa una risata, dio ne chiede il motivo al marito, il centenario Abramo.
Ma non tutte le religioni hanno la faccia impassibile alla Buster Keaton. Ci sono anche le religioni scherzose, che amano 'Ridere degli dei e ridere con gli dei' (il Mulino, 241 pagg., 24 euro), come suggerisce il titolo del saggio di Maurizio Bettini, Massimo Raveri e Francesco Remotti. Il loro lato leggero è stato spesso trascurato dagli antropologi per non correre il rischio di etichettarle come superficiali e vanesie sorelle minori.
Eppure uomini e dei ridevano. Nell'Iliade gli dei, perfidi, si sganasciano alle spalle di Efesto, che, sciancato com'era, ad un banchetto tentava maldestramente di distribuire il nettare con esiti tragicomici. Però queste religioni, diffuse nell'antichità greca e romana, in numerose civiltà orientali, specialmente dell'estremo oriente e nelle civiltà e culture africane, non sono fatte di solo scherzo. Racconti mitologici e rituali ospitano la dimensione scherzosa perché il riso e l'ironia, togliendo la paura che infonde il sacro, servono a rinsaldare il rapporto tra uomini e dei. Il sorriso con cui è ritratto Buddha si apre nei maestri zen a una burla: uno di essi, Hakuin, si dipinse nell'immagine di un clown, grasso con gli occhi strabici e la gobba. Ridere per non essere attaccati a niente, neanche a Buddha, ridere per essere liberi, ridere per vivere. —
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