Influencer pro jihad: il 27enne arrestato a Monfalcone davanti al giudice ha respinto tutte le accuse

Firat Alcu, in carcere a Gorizia, è stato ascoltato dal giudice di Bologna in videocollegamento

Laura Borsani
I carabinieri del Ros
I carabinieri del Ros

Si è dichiarato estraneo ad ogni progetto associativo di tipo terroristico. E ha smentito con decisione di voler aprire una moschea a Monfalcone. Firat Alcu, il 27enne turco residente a Monfalcone arrestato la vigilia di Natale con l’accusa di far parte di un gruppo pro jihad, venerdì ha affrontato l’interrogatorio di garanzia. Un interrogatorio avvenuto in videocollegamento: a porre domande ad Alcu, attualmente in carcere a Gorizia, è stato infatti da remoto il Gip del Tribunale di Bologna.

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Gli altri interrogatori

Sempre venerdì sono stati sentiti anche gli altri under 30 arrestati dai carabinieri del Ros. La ventiduenne di origini pachistane e residente a Bologna, considerata la leader del gruppo, e il fratello di 19 anni, sono stati interrogati di persona dal giudice Letizio Magliaro. Domande in videocollegamento invece per l’altra ragazza accusata di proselitismo a scopo terroristico, la 18enne di origini algerine residente a Spoleto. Impossibile ascoltare invece il quinto componente della banda, un ventenne di origini marocchine partito a novembre per l’Etiopia, per unirsi alle milizie jihadiste, e ancora irrintraccabile. Tutti sono ritenuti a vario titolo appartenenti al costituito sodalizio “Da’wa Italia”, dedito alla promozione, al consolidamento e al rafforzamento delle formazioni terroristiche “Al Qaeda” e “Stato Islamico”.

Per i due fratelli pachistani, difesi dagli avvocati Simone Romano e Christian Zanasi. gli interrogatori ieri sono durati una manciata di minuti. Entrambi hanno fatto brevi dichiarazioni spontanee, ma hanno preferito non rispondere alle domane del Gip bolognese.

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Il monfalconese

Firat Alcu, difeso dall’avvocato Giovanni Iacono e da una collega del Foro di Bologna, ha invece fornito una serie di indicazioni. Da quanto s’è potuto apprendere, in pratica, il 27enne - i cui legali attendono ancora la convalida della misura cautelare restrittiva - non si è avvalso della facoltà di non rispondere e, in termini più generali, non si sarebbe chiuso all’interrogatorio di garanzia. Qualche aspetto delle sue dichiarazioni quindi trapela, al netto del segreto istruttorio che copre questa fase dell’indagine.

Il ventisettenne, come detto, ha voluto subito precisare la propria estraneità ad ogni progetto associativo di tipo terroristico, smentendo con altrettanta decisione il fatto di voler realizzare una moschea a Monfalcone. Il giovane, definito «fragile», secondo alcune ricostruzioni potrebbe essersi lasciato coinvolgere dalla realtà virtuale, senza rendersi conto della possibile portata delle implicazioni, e senza conoscere direttamente le persone con le quali è venuto in contatto sui social.

In tal senso, il suo difensore Giovanni Iacono si è voluto soffermare su una riflessione di fondo: «Da avvocato che si occupa di immigrazione sono abituato al fatto che vi sia un problema in ordine al riconoscimento della propria identità, soprattutto da parte dei più giovani che si trovano in contesti diversi da quelli dei propri Paesi di origine».

Le reazioni

A Monfalcone, intanto, è ancora forte lo stupore per gli sviluppi di queste indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, con il supporto del Dipartimento Antiterrorismo, e avviate nel settembre del 2023. Restano sotto choc i familiari del 27enne. Nessuno di loro, fa sapere chi li conosce bene, è mai stato particolarmente interessato alla religione in sè, avendo alle spalle piuttosto una formazione laica, e a maggior ragione è lontano da comportamenti e convinzioni radicalizzate, anche indiretta. Si tratta di persone che lavorano da anni a Monfalcone, e che qui hanno costruito con abnegazione e sacrifici le innumerevoli attività nel campo del settore pizzeria-kebab.

All’interno della comunità curda, in città, emerge inoltre la volontà di respingere ogni tentativo di «semplificazione superficiale» della vicenda, tanto che non mancano sostegno e fiducia nei confronti del giovane connazionale.—

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