Il secolo dei conflitti raccontato in una mostra-evento a Gorizia
La co-curatrice Andrea Holzherr racconta l’esposizione a Palazzo Attems Petzenstein: «I grandi maestri e il peso della storia»

Andrea Holzherr, tedesca di Tubinga, direttrice di mostre internazionali e curatrice per Magnum Photos, cura con Marco Minuz la mostra Back to Peace? La guerra vista dai grandi fotografi Magnum, dal 20 dicembre a Palazzo Attems Petzenstein. Per la prima volta viene presentata la più ampia raccolta di fotografie dei grandi autori della storica agenzia Magnum Photos dedicate ai reportage realizzati durante la Seconda guerra mondiale e nei primi anni del dopoguerra.
Che cos’è Magnum Photos e che ruolo ha nel panorama fotografico internazionale?
«È una delle agenzie fotografiche più rispettate e longeve al mondo. L’hanno fondata nel 1947 Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David “Chim” Seymour: la concepirono come una cooperativa di proprietà dei suoi fotografi, idea audace per l’epoca. Magnum significa impegnarsi per l’indipendenza, l’integrità, la narrazione umanistica. L’agenza ha plasmato la nostra comprensione visiva del XX e XXI secolo, documentando conflitti, questioni sociali, cambiamenti culturali e vita quotidiana con profondità ed empatia. Un modo di lavorare che privilegia la paternità dell’opera, l’impegno etico e una visione a lungo termine».

Magnum Photos quindi nasce nel 1947 con grandissimi nomi, da Capa e Cartier-Bresson. Come è riuscita a sopravvivere, a resistere?
«Ha mantenuto rilevanza grazie alla sua etica e al fatto di essere stata fondata su un’idea forte e duratura: i fotografi devono controllare il proprio lavoro ed essere liberi di perseguire le storie che ritengono importanti. In secondo luogo, sin dalla creazione, Magnum ha invitato nuovi giovani fotografi a unirsi alla cooperativa. Ogni nuova generazione di fotografi apporta approcci e interessi nuovi, ma i valori etici fondanti della cooperativa continuano a guidarla. È questa combinazione di continuità e rinnovamento che ha permesso a Magnum di rimanere vitale per quasi ottant’anni».
La mostra di Gorizia si sviluppa in due direzioni: i grandi reportage della Seconda Guerra Mondiale e quelli della fine della guerra.
«“Back to Peace?” si articola in due sezioni complementari. La prima sezione raccoglie immagini iconiche scattate tra il 1944 e il 1945 da Robert Capa, George Rodger, Wayne Miller e Henri Cartier-Bresson, fotografi che hanno accompagnato la liberazione, seguito soldati e civili durante le battaglie finali e catturato la complessità dei momenti conclusivi della guerra. La seconda parte esamina le immediate conseguenze, attraverso il lavoro di Werner Bischof, Herbert List e David “Chim” Seymour. Questi fotografi non erano solo osservatori. Furono tra i primi a capire che documentare le conseguenze della guerra era fondamentale quanto documentare la guerra stessa. Le loro fotografie rivelano un’Europa in rovina: famiglie sfollate, città distrutte, la lotta per ricostruire la vita quotidiana e i primi fragili segni di speranza. Insieme, le due sezioni mostrano che il ritorno alla pace non è un evento istantaneo, ma un processo lungo e irregolare, rivelatore quanto il conflitto stesso».

Quali sono le fotografie più iconiche della mostra?
«Ci sono diverse immagini che sono diventate punti di riferimento della memoria visiva del XX secolo. Tra queste vi sono le fotografie di Capa dello sbarco in Normandia a Omaha Beach, i ritratti di Rodger dei sopravvissuti che escono da Bergen-Belsen e i paesaggi di Miller della devastata Hiroshima. Nella sezione sul dopoguerra spiccano le fotografie di Werner Bischof delle città europee distrutte, le composizioni di Herbert List dei paesaggi in rovina e le immagini profondamente umane di Chim Seymour dei bambini sfollati. Ognuna di queste foto non si limita a illustrare la storia, ma ci fa sentire il suo peso».
Ci sono 14 fotografi coinvolti. A chi si sente più vicina?
«È difficile scegliere tra fotografi così straordinari. Tuttavia, mi sento particolarmente vicino a Werner Bischof. Il suo lavoro incarna una rara combinazione di compassione, eccellenza visiva e chiarezza morale. Bischof aveva la capacità di fotografare la devastazione senza sensazionalismo e di trovare dignità anche nelle situazioni più difficili. Le sue immagini degli anni immediatamente successivi alla guerra esprimono sia dolore che un profondo desiderio di rinnovamento, qualità che risuonano profondamente con lo spirito di “Back to Peace? ”. Allo stesso tempo, ogni fotografo contribuisce con una prospettiva essenziale, e la forza della mostra risiede proprio in questa costellazione di voci».

La mostra si conclude con una sezione dedicata al Muro di Berlino, che segna simbolicamente la fine della speranza di una pace duratura. Questa scelta è legata alla storia di Gorizia? Ritiene che questo sia un luogo speciale per trasmettere un messaggio di pace?
«Presentare questa mostra a Gorizia ha un significato particolare. È un luogo in cui si incontrano confini, identità e storie. Gorizia sa meglio di molte altre città cosa significa convivere con le cicatrici dei conflitti. Conosce anche il valore della riconciliazione, del dialogo e della convivenza. Concludere la mostra con il Muro di Berlino, un altro confine un tempo fatto di cemento e divisione, è simbolico e crea una forte risonanza: un messaggio. Ci dice che la pace non è mai irreversibile, ma anche che i muri possono cadere e le società possono guarire. “Back to Peace?” non è solo una mostra sul passato. È un promemoria delle nostre responsabilità presenti. In un momento in cui la pace in Europa non può più essere data per scontata e in cui le lezioni del XX secolo rischiano di essere dimenticate, queste immagini parlano con rinnovata urgenza. Ci invitano a guardare da vicino, a ricordare e a chiederci cosa significhi veramente tornare alla pace e mantenerla».
Le informazioni
Back to Peace? La grande mostra sulla guerra e sulla pace dei fotografi Magnum è esposta a Palazzo Attems Petzenstein, Gorizia, dal 20 dicembre 2025 al 3 maggio 2026.
Orari: tutti i giorni 9-19, 24 dicembre fino alle 13, 25 dicembre chiuso, 31 dicembre aperto fino alle 13, primo gennaio dalle 14 alle 19.
Prenotazioni: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it.
Riproduzione riservata © Il Piccolo








