La tempesta di fulmini su Trieste vista dal Monte Grappa: sembra un’atomica
Il fotografo amatoriale Fabio Zen ha riassunto in un’immagine unica 28 scatti che mostrano il risultato finale di un’elaborazione: «Impressionante»

La tecnica utilizzata da Fabio Zen per sintetizzare in un’unica immagine i vari momenti del temporale che si è abbattuto su Trieste martedì, in inglese è definita photo blending. A spiegarla è il fotografo del Piccolo Andrea Lasorte. «Si tratta di una fusione, miscelazione, composizione di un certo numero di foto con un programma di fotoritocco, tipo Photoshop, per ottenere un’unica immagine. Per noi fotoreporter e per le agenzie di stampa trattasi di una foto “finta” non ammissibile, in quanto frutto di pesante elaborazione. Questa tecnica è invece tollerata e molto usata in astrofotografia e in casi come questo specifico. Un fotoreporter avrebbe utilizzato una tecnica diversa, ovvero quella della lunga esposizione, in cui l’otturatore della macchina fotografica rimane aperto per un lungo periodo di tempo, qualche secondo o anche minuti. In questo caso la macchina fotografica registra un’unica immagine senza aver bisogno di successive elaborazioni al computer». «Il risultato è comunque davvero notevole», conclude, in ogni caso, Lasorte.
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La potenza del temporale riassunta in una foto impressionante. Vista dalla cima del Monte Grappa, la tempesta estrema che martedì sera ha travolto Trieste ricorda un’esplosione nucleare. O i spaventosi cieli di Mordor del Signore degli Anelli.
L’immagine iconica è stata realizzata dal fotografo amatoriale Fabio Zen, 48 anni, di Pozzoleone (Vicenza).
È frutto di ben 28 scatti, fatti a 200 chilometri di distanza, e poi fusi insieme utilizzando un programma di fotoritocco digitale. Una foto lavorata al computer dunque, ma la resa è comunque sorprendente perché restituisce in un unico colpo d’occhio lo sviluppo del violentissimo temporale.
Impossibile trattenere lo stupore: la foto finale lascia a bocca aperta. La stessa reazione che ha provato l’autore osservando dal vivo la furia del temporale. È proprio quella l’emozione che ha cercato di trasmettere componendo i 28 scatti in uno solo. E a giudicare dall’effetto finale ci è riuscito benissimo.
Quella sera Fabio Zen, operaio di professione e fotografo per passione, è salito sul Grappa (1.775 metri di altitudine) per fotografare l’aurora boreale. Le previsioni davano infatti una tempesta magnetica che avrebbe permesso di ammirare i riverberi anche alle nostre latitudini.
«Dalla cima ho visto un grosso temporale spostarsi verso la costa – racconta il 48enne –. Consultando il radar meteo ho scoperto che stazionava sopra Trieste. C’erano parecchi fulmini, ma quella era soltanto la prima fase. Verso le 23, il temporale si è rigenerato diventando impressionante: era tutto un bagliore di lampi. Dovevo fotografarlo».
È a quel punto che l’emozione si traduce nella tecnica. Zen posiziona la sua Nikon full frame sul cavalletto, impostando la focale da 120 millimetri. Predispone scatti cadenzati con un’esposizione di 10 secondi ciascuno e un solo secondo di pausa tra uno e l’altro. Vuole essere sicuro di immortalare le saette. Lascia lavorare la macchina per 20 i minuti e, una volta a casa, decide di montare le 28 foto in modo da ottenerne una emblematica. «I lampi erano talmente tanti che era impossibile scegliere la foto più bella e significativa – spiega – così ho pensato di sovrapporle e montarle insieme».
Non era la prima volta che il 48enne, appassionato di astrofotografia e paesaggi, si cimentava nella foto di eventi estremi. «Ma stavolta la resa ha superato ogni aspettativa», conclude. La conferma è arrivata anche dai social, dove Zen ha condiviso l’immagine, raccogliendo centinaia di like, complimenti e condivisioni.
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