Nel governo croato i ministri di Most contro Karamarko

Il leader dell’Accadizeta sfiduciato dal partner di coalizione. L’ultima parola al Sabor entro il 18 giugno
Il leader dell’Hdz Tomislav Karamarko deve anche guardarsi alle spalle (jutarnji.hr)
Il leader dell’Hdz Tomislav Karamarko deve anche guardarsi alle spalle (jutarnji.hr)

ZAGABRIA. È solo una questione di giorni, di calendario parlamentare, ma le sorti del governo della Croazia sono oramai segnate.

L’esecutivo, infatti, riunito in sessione telefonica ha bocciato, nel suo complesso, la mozione di sfiducia presentata dai socialdemocratici (Sdp) nei confronti del vicepremier e leader dell’Hdz, Tomislav Karamarko a seguito delle relazioni d’affari avute dalla moglie di Karamarko con la Mol, l’azienda petrolifera ungherese che controlla la croata Ina e con cui la Croazia ha aperto un contenzioso al calor bianco.

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Foto di gruppo del governo croato della coalizione Most-Hdz. Hasanbegovic è in terza fila dietro il premier

Ma quel che conta è che i sei ministri di Most, il partner di governo del bicolore con l’Accadizeta, hanno votato compatti a favore della mozione della Sdp. Oramai è chiaro: l’esecutivo croato, almeno nella forma attuale, è al capolinea.

È vero che il governo ha respinto la mozione con 16 voti contro 7 contrari, ma la spaccatura oramai è insanabile. È muro contro muro, Most contro Accadizeta. Il voto del governo è solamente il primo atto del dramma politico che si sta consumando in Croazia. Come detto, decisivo sarà il voto del Sabor (Parlamento) sempre sulla mozione di sfiducia presentata dai socialdemocratici. Sabor che dovrà votare entro il prossimo 18 giugno.

Il leader di Most, Božo Petrov ha già ribadito che i deputati del suo schieramento voteranno al Sabor a favore della mozione di sfiducia contro Karamarko. Va detto che forse la situazione è sfuggita di mano allo stesso Petrov il quale aveva sperato che allo scoppio dell’affaire Mol, Karamarko si fosse fatto da parte da solo.

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Un'immagine del centro storico di Zagabria

Cosa che non è avvenuta. L’Hdz, come era prevedibile, ha deciso di fare quadrato attorno al proprio leader lasciando, in pratica, Most con il cerino in mano. Se il governo cadrà la colpa sarà di Božo Petrov & affini, i quali, peraltro, non godono di grandi numeri nelle ultime rilevazioni dei sondaggi.

E in tutto questo baillamme, che cosa fa il premier-tecnocrate, Tihomir Oreškovic? Prima della sessione telefonica della riunione di governo egli ha ribadito la sua fiducia a Karamarko, rilevando, tra l’altro, che bisogna lasciare alle istituzioni competenti il compito di decidere se il primo vicepremier sia in una situazione di conflitto d’interessi.

Il premier ha altresì ribadito di essere convinto che non sia nell’interesse dei cittadini e del Paese che si vada ad elezioni anticipate. Ha quindi espresso l’auspicio che alla fine prevalga la ragione, evidenziando che una crisi di governo rappresenterebbe un segnale negativo per gli investitori.

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Tihomir Oreskovic, al centro, con gli esponenti del governo subito dopo la sua formazione

Ancora una volta il premier sembra vivere su un altro pianeta rispetto a quella che è la realtà politica della Croazia. Lui pensa al rating, ai giudizi degli investitori e delle principali istituzioni finanziarie europee e mondiali, mentre Hdz e Most sono impegnate in un ben più “dozzinale” scontro per il potere. E così diversi esponenti del centrodestra croato sono convinti che l’opposizione non riuscirà a mettere insieme i 76 voti necessari al Sabor per sfiduciare Karamarko.

È fin troppo evidente che l’Accadizeta cercherà, nei prossimi giorni, di attirare nella sua orbita una parte dei deputati di Most convincendoli a non seguire le direttive del proprio leader Petrov. La situazione resta fluida. Nei prossimi giorni offerte, anche in contanti, si sprecheranno. Non è da escludere neanche un ribaltone con Most che si allea con la Sdp anche se logica vorrebbe elezioni anticipate in autunno.

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