Il governo va in tilt, elezioni anticipate in vista

Non c’è accordo tra il bicolore Most-Hdz. I primi rifiutano ogni sorta di diktat mentre l’Accadizeta pone tre condizioni
Un'immagine del centro storico di Zagabria
Un'immagine del centro storico di Zagabria

ZAGABRIA. Il governo di Zagabria va in tilt. Si è stati a un passo dalla rottura e si inizia a parlare sempre con maggiore insistenza di elezioni anticipate in autunno. Sia destra, Accadizeta, che a sinistra, socialdemocratici (Sdp). La coalizione Most-Hdz sembra proprio pronta a esalare il suo ultimo respiro.

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Tihomir Oreskovic, al centro, con gli esponenti del governo subito dopo la sua formazione

Secondo indiscrezioni trapelate dai Banski Dvori il partito del vicepremier, Tomslav Karamarko avrebbe posto a Most sul tavolo tre precise condizioni per continuare nella coabitazione di governo: l’interruzione dell’arbitrato sull’Ina, la società petrolifera croata con la “cugina” ungherese Mol che detiene il pacchetto di maggioranza della prima; il posto di direttore della Polizia e di quello dell’Ufficio di Stato per la lotta al crimine organizzato (Uskok).

Pronta la risposta del leader di Most, Božo Petrov, il quale ha con chiarezza ribadito che il suo partito non accetterà mai alcun ultimatum. Secondo Petrov abbandonare l’arbitrato sull’Ina sarebbe dannoso per la Croazia e per quanto concerne i vertici di polizia è stato altrettanto chiaro: sanno tutti - ha detto - chi bandisce i concorsi.

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Il presidente Kitarovic e il premier incaricato Oreskovic

La crisi c’è, ma bisogna tener conto anche del fatto che il voto anticipato potrebbe dimostrarsi indigesto proprio per Most, neonato partito e rivelazioni dell’ultima chiamata alle urne. Ligio sostenitore della fermezza a difesa degli interessi nazionali - non è stata digerita neppure la sua proposta di pagare i deputati in base alla loro frequenza al Sabor (Parlamento) di Zagabria - gli ultimi sondaggi però lo danno in caduta libera (si attesterebbe al 5,7%).

Ma se Sparta piange, Atene non ride. Anche l’altro partner di governo, l’Accadizeta, infatti, deve registrare un’erosione del proprio elettorato assestandosi al 29% andando a pareggiare le intenzioni di voto con la Sdp dell’ex premier Zoran Milanovic, il quale, peraltro, agli Stati generali del partito svoltisi lo scorso week-end a Spalato ha detto chiaramente che la «la Croazia non ha un governo».

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In calo la popolarità anche del premier Tihomir Oreškovic che dal 17,8% del mese di aprile crolla all’attuale 12,3%. TRa i personaggi politici la più popolare resta ancora una volta la presidente della Repubblica Kolinda Grabar Kitarovic (Hdz) mentre tra i più malvisti dal corpo elettorale croato troviamo i due leader dei maggiori partiti, ossia Tomislav Karamarko (Hdz) e Zoran Milanovic (Sdp).

Certo sono solo sondaggi, ma la dicono lunga sulla poca stima che i cittadini del Paese ex jugoslavo nutrono nei confronti della propria classe politica. E le elezioni potrebbero davvero rappresentare un salto nel buio e nel vuoto istituzionale.

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Una veduta di Zagabria

Se tra Most e Hdz si è praticamente giunti al divorzio (salvo difficili ritorni di fiamma) scarsa unità si denota anche nel principale partito di opposizione, la Sdp di Milanovic. Il partito infatti è spaccato sulla possibilità di dar vita a un ribaltone siglando una coalizione con Most, nonostante il leader Milanovic abbia, sotto traccia, già avviato colloqui con gli uomini di Božo Petrov.

Dal confronto interno di Spalato, comunque, sembra che, al momento, la maggioranza dei socialdemocratici sarebbe propensa a recarsi alle urne nuovamente. Ma con un distinguo: creare prima del voto degli accordi politici in modo da potersi trovare con una coalizione già pronta dopo il responso del voto ed evitare così un dannoso vuoto di potere alla Croazia

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