I fischi sono il codice segreto nel noir raffinato e divertente del rumeno Porumoboiu
“La Gomera” in programma stasera al Politeama con la cerimonia di premiazione Gli ultimi giorni della kermesse nella sala del teatro Miela

“La Gomera” di Corneliu Porumoboiu, uno dei cineasti più interessanti della sua generazione
TRIESTE Da domani, 22 gennaio, il programma del Trieste Film Festival proseguirà nella sola sede del Teatro Miela (fino a giovedì 23 gennaio, chiusura ufficiale della kermesse), ma stasera, al Politeama Rossetti, è previsto un evento (molto) speciale. Alle 20 saranno assegnati i premi di questa trentunesima edizione e, a seguire, dopo l’annuncio dei film vincitori, la proposta del festival guarderà a uno dei personaggi più interessanti e radicali della “nouvelle vague” rumena: Corneliu Porumoboiu, tra i cineasti più ironici e originali della sua generazione, più che attento potremmo dire ossessionato dalle infinite possibilità offerte dal racconto cinematografico.
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Sperimentatore ma non avanguardista (magari potremmo definirlo un “audace rinnovatore”), negli anni scorsi lo abbiamo visto girare i più importanti festival mondiali, passando via via dalle sezioni più nascoste e cinephile a quelle in assoluto più accreditate, fino a trovarsi nel concorso ufficiale della passata edizione del Festival di Cannes (dove nel 2009 aveva ricevuto il premio della Giuria nella sezione “Un Certain Regard”).
Il film che vedremo stasera, il suo ultimo lavoro, “La Gomera”, la cui uscita nelle sale italiane è prevista per il 6 febbraio con il titolo “Fischia!”, è un noir in piena regola. Ci sono i cattivi, un colpo da mettere a segno, una dark lady di nome Gilda. Spassoso, ricco di equivoci, menzogne e citazioni cinefile (mai pretestuose o casuali), ma al tempo stesso anche raffinatissima riflessione teorica sui codici del linguaggio (l’ossessione di Porumboiu, appunto). La Gomera cui si fa riferimento nel titolo originale è il nome di un’isola delle Canarie, dove i pastori comunicavano tra loro a distanza in una speciale lingua che si esprime attraverso il fischio.
Un linguaggio in codice, segreto, perfetto per dire delle cose che non dovrebbero essere dette o ascoltate, passando inosservate. Il protagonista è Cristi, un ispettore della polizia di Bucarest non estraneo al malaffare, sospettato dai suoi superiori e messo sotto sorveglianza. Tirato dentro a un intricato piano multimilionario da un’irresistibile “femme fatale”, l’agente raggiunge La Gomera per imparare l’uso del “silbo”, il fischio.
L’uso di questa lingua inaccessibile gli consentirà di liberare un mafioso che si trova in cella in Romania, recuperando un bottino nascosto di milioni di euro (come il “treasure” del suo precedente film). Ma il cinema è il regno della finzione e non tutto è ciò che sembra. La verità è sfuggente e tutti sono disposti a mentire e a fare il doppio gioco pur di difendere i propri interessi.
«Dieci anni fa – racconta Porumboiu – ho visto un servizio sulla lingua fischiata in uso a La Gomera. Avevo appena finito il mio film “Politist Adjectiv” sul linguaggio e il modo in cui viene utilizzato per scopi politici. El silbo mi è sembrato offrire la possibilità di continuare a lavorare sullo stesso tema in modo diverso, nel contesto di un’indagine poliziesca molto ambigua». —
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