Faggin: «La coscienza è ciò che distingue l’uomo dalla macchina»
Il fisico inventore del microprocessore e ospite a Trieste Next spiega la sua teoria: «Assieme al libero arbitrio può svelare i misteri della quantistica»

Federico Faggin è un fisico, l’inventore del microprocessore. Si è concentrato su come spiegare il fenomeno della coscienza da un punto di vista scientifico «perché è quell’aspetto umano che ci distingue dalle macchine, assieme al libero arbitrio».
Giovedì nell’anteprima di Trieste Next ha presentato il suo ultimo libro “Oltre l’invisibile” (Mondadori) in cui spiega la sua teoria sviluppata assieme al fisico teorico Giacomo Mauro D’Ariano che incrocia fisica quantistica e spiritualità.
Faggin, perché studiare la coscienza da fisico?
«Trent’anni fa sembrava non essere un problema della scienza. Oggi invece è fondamentale capire la differenza tra un’intelligenza umana e artificiale. Questi due aspetti sono quello che possiamo portare come controargomentazione quando ci propinano che le macchine sono meglio di noi».
Le macchine diventeranno migliori di noi?
«Sono già migliori di noi a fare alcune cose, per esempio fare i conti o interrogare dati e informazioni, ma non capiscono niente di quello che dicono. Quando uno interroga Gpt-4 o Gpt-5 le risposte sono indistinguibili da una risposta umana, ma il computer ogni tanto fa degli errori madornali. Bisogna stare attenti e usare meglio del passato il nostro senso critico, che viene dalla coscienza. Se usata con intelligenza l’Ai può darci una marcia in più, se la usiamo per scansare le fatiche avremo una marcia in meno perché faremo molti più errori».
Perché tendiamo a voler replicare l’intelligenza umana con le macchine?
«Non tutti hanno questo bisogno, ma chi ha potere ha bisogno di questo perché le macchine non chiedono un aumento, non hanno bisogno di fare vacanza, lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Sono meglio dell’uomo da quel punto di vista. Poi c’è un aspetto di fascino: vedere se riusciamo a capire chi siamo attraverso un qualcosa che ci imita. Cercando di capire dov’è la differenza. Se uno riuscisse a duplicare quello che siamo, sembrerebbe che la macchina è come noi o meglio di noi. L’aspetto del significato implica comprensione, mentre la macchina vede solo i simboli».
Che cosa dice la sua teoria sulla coscienza?
«La coscienza e il libero arbitrio vengono prima di tutto, sono aspetti ontologici della realtà. E questo permette di spiegare la fisica quantistica. Lo stato quantistico di un sistema è privato, non si può riprodurre, mentre lo stato di un computer si può riprodurre perfettamente. La massima conoscenza possibile è un bit per ogni quantum bit, che sono un’infinità di stati, mentre un bit è 0 o 1. Quello che proviamo è un’infinità di stati, quello che possiamo dire è solo un bit per quantum bit. Un’altra cosa è che lo stato del campo quantistico si manifesta per una decisione di libero arbitrio come una particella in una certa posizione dello spazio. Questo elimina “il problema della misura” in fisica quantistica, che richiede il collasso della funzione d’onda, che rappresenta qualcosa che avviene e non è mai stata capita. Esiste una decisione di libero arbitrio che si comporta come il collasso della funzione d’onda. La teoria elimina problemi della fisica quantistica che nessuno era mai riuscito a spiegare. È la prima teoria sulla coscienza che fa predizioni e può essere falsificata».
Esiste una divinità nella sua teoria?
«Sì, deve partire dall’esistenza di un universo, che chiamo Uno, in onore dei Veda e di Plotino e moltissimi altri. Uno perché non è fatto da parti separabili, come dice la fisica quantistica: l’universo non è fatto da parti separabili. Sono principi coerenti con la fisica quantistica e la sapienza del passato».
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